Tra le riforme portate in dote dal PNRR come esito proattivo, in questo caso, della dolorosa vicenda pandemica vi è anche la riforma quadro degli interventi nei confronti degli anziani, i fragili ed i non autosufficienti in particolare. La delega riformatrice, elaborata negli ultimi mesi dal governo Draghi e fatta propria dal Governo Meloni con poche modifiche, è stata approvata dal Parlamento con la legge n.22 del 2023 ed il Governo ha cominciato ad attuare alcuni indirizzi ricevuti con il D. Lgs.n.29 del 2024. A oltre due anni dall’avvio del processo di innovazione, atteso peraltro da anni in relazione ai radicali cambiamenti socio- demografici delle famiglie italiane, cerchiamo sinteticamente di fare il punto, anche valorizzando il prezioso lavoro di elaborazione ed advocacy del “Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza” che raduna oltre 60 realtà di diversa espressione che operano nel settore e coordinato dal Prof. Cristiano Gori.
La governance programmatoria unitaria ed il tema del coordinamento delle risorse restano la grande incompiuta, nonostante rappresentino l’urgente necessità. E’ in fase di preparazione in merito un decreto che dovrebbe armonizzare gli interventi dei Ministeri della salute e di quello del Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia rispettivamente di sanità (in capo alle Regioni) e sociale (in capo ai Comune associati negli ambiti), con qualche competenza residua in capo al dipartimento disabilità, per la componente sempre più significativa dei disabili anziani. Il coordinamento programmatorio e finanziario è determinante per affrontare due sfide applicative della riforma.
Da un lato un’integrazione reale tra i due sistemi per garantire ai cittadini unitariamente i LEA sanitari ed i LEPS sociali, identificati finalmente quest’ultimi con chiarezza ( Segretariato sociale, dimissioni protette, potenziamento assistenza domiciliare).Dall’altro affrontare il tema degli interventi socio- sanitari che rappresentano una parte significativa delle risposte agli anziani non autosufficienti, dal potenziamento “ ordinario” delle cure domiciliari per la loro messa a regime (dopo l’iniezione di risorse significative del PNRR che terminano nel 2026) e dei centri diurni, dal ripensamento dei luoghi di residenzialità assistita ai più gravi con modelli innovativi di centri multiservizio. Sul tema finanziario la situazione è semplicemente ferma: i piani e le finanziarie attuali confermano situazioni precedenti e le poche risorse aggiuntive sul fondo sanitario sono finalizzate ad aggredire le emergenze ( liste attesa, potenziamento della specialistica ecc) e non finalizzate con decisione al potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, seconda gamba del sistema sanitario come recita il DM 77/2022 e non interventi ancillari alla dimensione ospedaliera come ancora vengono ritenuti.
Anche le innovazioni sono in forte ritardo, dalle misure per precisare gli interventi di co-housing sia tra anziani che intergenerazionale, anticipate da qualche esperienza nelle singole Regioni, che il piano per la prevenzione e quello per l’invecchiamento attivo, una novità interessante quest’ultima prevista dalla riforma che speriamo tengo conto della sperimentazione avviata sul tema da alcuni interventi della Missione 5 del PNRR. Il sostegno ai caregiver familiari sulle situazioni degli anziani più gravi e con basso ISEE infine, ha visto nell’assegno di prestazione universale (l’unica aggiunta finanziaria significativa della delega fino al 2026) e che doveva riguardare una platea di circa 25.000 cittadini ha visto ad oggi un effettivo riconoscimento per poco più del 10% degli stessi.
La strada per dare priorità a politiche di sostegno agli anziani non autosufficienti ed alle loro famiglie è ancora lunga da percorrere ed esige un di più di azione culturale e politica insieme.




