Lo scorso 13 settembre è stato presentato a Camaldoli “Un Codice per una Nuova Europa”, frutto di un complesso lavoro di esperti di varie discipline ed esponenti del mondo associativo ecclesiale e laico.
Il Codice è strutturato in tre parti (I. L’Unione europea e le sfide del presente, II. Principi e fondamenti per una nuova Europa, III. Politiche per un’Europa equa, sostenibile e pacifica) per un totale di 10 capitoli e 122 paragrafi, con 35 note a margine.
Il corposo ed articolato testo elabora “l’idea di una Camaldoli europea, richiamando l’urgenza di dare senso, fondamento e prospettiva al futuro dell’Europa” (§10).
Il documento traccia il paradigma di nuova civiltà europea, proponendo, come sancito in premessa, un “salto deciso verso l’unità”, lungo la trama dei princìpi già acquisiti e normati di libertà/uguaglianza/fraternità, democrazia liberale, Stato di diritto e welfare (§18 e ss.).
Per gli autori del testo, la costruzione di un’autentica Federazione europea rappresenta l’antidoto contro i mali attuali del Continente, quali il calo demografico, la guerra e l’inquinamento ambientale, da sanarsi rispettivamente con una rilanciata “fiducia nella vita” (§51), con la promozione di una difesa nonviolenta, “oltre che con strumenti di difesa militare oggi purtroppo ancora necessari” (§102) ed, infine, mediante la ragionevole “mitigazione” dei danni e dei rischi del cambiamento climatico (§88).
Il Codice, quindi, delinea il progetto europeo, suggerendo, nel dettaglio,
– per la cultura, la conoscenza che la storia europea è stata l’incontro delle tre grandi religioni monoteistiche con la tradizione della cultura classica, rielaborata nell’Umanesimo (§35-38);
– per la politica, la prevalenza nell’Unione europea del metodo comunitario su quello intergovernativo, allo scopo di attivare “un’autentico governo federale”, (§46), più efficace nel concepire ed approntare una strategia comune, anche in tempi rapidi, nelle materie, tipicamente transnazionali, della migrazione, dell’ambiente, della difesa e politica estera (§50);
– per il diritto, l’armonizzazione dei regimi commerciali e fiscali, nonché la “radicale riforma dei trattati” in base alla procedura dell’art. 48 TUE, in modo da garantire, da un lato, “standard minimi comuni per i sistemi tributari” (§81), forieri di una politica redistributiva delle risorse a livello comunitario, dall’altro, il compimento del governo democratico dell’Unione;
– per l’ambiente, la realizzazione delle politiche del Green Deal attraverso “la partecipazione dal basso sulle scelte ambientali” (§92) con cittadini, imprese ed esperti, e la mitigazione dei rischi delle “emissioni climalteranti”, favorendo le Comunità Energetiche Rinnovabili (§101);
– per la società: famiglia, economia e lavoro, la fecondità non solo demografica, ma esistenziale e morale, trasformando, ad esempio, i luoghi di lavoro in “spazi quotidiani di relazione e identità”, cosicché “possano diventare veri e propri laboratori culturali dove si forma un nuovo linguaggio sul tempo, sulla cura, sulla genitorialità” (§57). In tal senso, all’economia spetta offrire rimedi alla caduta del reddito medio in Europa, alla tutela del risparmio dei consumatori, all’incremento di investimenti “verdi”, essenziali per umanizzare il “mercato più ricco del mondo” (§68,72,73).
– per la difesa, la vocazione alla mediazione ed alla diplomazia, non per una pace armata, ma per un’amicizia tra i popoli, “membri di una stessa comunità di destino” (§102), specie in relazione al partenariato euro-mediterraneo.
Nella nota 2 del testo è, infine, ripreso il principio personalista di E. Mounier circa la scoperta della propria vocazione, del modo di incarnarla, di come viverla in comunione, rivolto in prima battuta ai Paesi volenterosi dell’Unione, che, come agli inizi dell’avventura comunitaria degli anni ’50, possono – come inizia e chiude sincreticamente il Codice – prendere la strada di “una più convinta e forte integrazione” (§1, Sintesi), segno di “una nuova consapevolezza di sé” (§122).




